(63) I Nava provengono dal villaggio di Nava che sorge sul colle di Brianza. Emersero col tempo due nobili casate, quella di Barzanò e l'altra di Monticello.
Queste due casate godevano del diritto di patronato sulla chiesa di San Vittore di Brianza. Infatti, secondo un istrumento del 15 novembre 1406 rogato da un Agostino Riboldi di Besana, un Simone di Nava vantava il diritto di nomina del parroco, o, per meglio dire del cappellano beneficiato e rettore della chiesa. La ragione sarebbe, riferisce il BOMBOGNINI nel suo Antiquario della diocesi di Milano, pag. 221, che i suoi maggiori avrebbero fabbricato la chiesa di S.Vittore nel 1340. Doveva, se mai, trattarsi di rifabbrica o di notevoli riparazioni, perché la chiesa di S. Vittore coll'annessa di S. Giovanni Battista esisteva già prima, come si ha dal Liber Notitiae Sanctorum Mediolani.Il ramo di Monticello, e non quello di Barzanò, ottenne il titolo di conte nel 1732.
Infatti il 9 maggio di quell'anno la contessa Virginia Casati Nava acquistava in feudo Brianzola con Casirago, sborsando lire 45 per ogni fuoco (Brianzola ne contava 42 e Casirago 23), col diritto di appoggiarvi il titolo di conte per discendenti maschi primogeniti suoi e del fu giureconsulto Tomaso Nava suo marito. Ne entrava in possesso il 14 maggio.
Delle antiche famiglie signorili di Barzanò quella che vi durò più a lungo fu la Nava: la troviamo presente fin dallo scorcio del secolo XV. Si estinse nei conti Lurani nella prima metà del secolo XIX.
Ultimi furono i fratelli Francesco, Vicario di Provvisione nominato nel 1791; Federico, Ordinario della Metropolitana e Cancelliere arcivescovile, e il primo che offrì lire mille per l'ampliamento della parrocchiale di Barzanò; e Gabrio nato a Barzanò il 17 aprile 1758 da don Nicolò e donna Antonia Gemelli, ordinato sacerdote nel 1785, nominato vescovo di Brescia nel 1817 dove morì il 2 settembre 1831.
Fu vescovo di gran zelo nell'adempimento dei suoi doveri episcopali e si distinse per la sua grande carità verso i bisognosi.
Non dimenticò mai il suo paese nativo. "Ogni anno" ci fa sapere Ignazio Cantù "nell'autunno tornava al patrio Barzanò. Lo vidi più volte io stesso piegarsi ad accarezzare i bambini che rispettosi si chinavano per ricevere la sua benedizione, scordandosi d'ogni fasto, intrattenersi coi poverelli, come amici più degni delle anime generose, l'udii predicare nella chiesa del suo villaggio con popolare ed affettuosa eleganza". I. CANTÙ, op. cit., II, pag. 285 e segg.; SCANDELLA, Vita di Gabrio Maria Nava, Vescovo di Brescia, Brescia, 1857; GUERRINI, Gabrio Maria Nava, in La Martinella di Milano, vol. VI, fasc. VI, giugno 1952.
E giacché siamo in argomento, trovo opportuno accennare alla distinta famiglia Origo di Torricella, che vediamo presente in Barzanò sin dalla prima metà del secolo XVI, come risulterebbe dallo stato d'anime della parrocchia del 1574 che riportiamo in appendice. Se ne venne da Paderno-Robbiate. Verso il 1630, secondo il Bedoni, al vecchio oratorio di S. Bernardino (?) in Torricella vi sostituì l'attuale chiesuola di Maria Assunta, dotandola di un beneficio per una Messa quotidiana, (incamerato nel 1867), ma che il 20 marzo 1782 era già stato ridotto a 294 messe annue. Rimase perciò di loro patronato, ma di uso pubblico.
Sulla facciata della chiesa, scolpita su lastra di marmo nero, si legge:
"De fonte Paradisi Origo mea. Hinc ad caelos assumptio. Unde de caelis Origo". È una stramberia secentesca. Nella sagrestia si conserva quest'altra iscrizione scolpita su lapide di marmo: "Ex parietinis restaur / sacellis. Iacobi / in Eccl. M. Assump. loci Paderni / huc trasferri cur / Marc. Anton. et Dionis. / Fratr. de Origo / MDCXXXIII".
Il Dozio nei suoi citati manoscritti riporta quest'altra iscrizione esistente in sagrestia: "D. O. M. / Baptistino Patri: Dioniso Avo / Berthole pro avo Martiro abavo / Mapheolo atavo de Origis / De Robiate / Nob. et integ. viris / Matheus in hac sacello / S. Iacobi patronatus gentilizius / Habens una cum nob. de Airoldis Maiorum suorum B. V. / Temparum edacitatis memoriam obiiciebat / Anno MDLXV".
Un Marco Antonio Origo nel dicembre del 1692 acquistò in feudo la vicina Cortenova per sé e per i suoi discendenti maschi primogeniti, con lo sborso di L. 48 per focolare o famiglia: i fuochi erano 30. Con diploma di Carlo III di Spagna del 3 marzo 1700 ottenne anche il titolo di conte trasmissibile ai discendenti maschi primogeniti. Nel giugno del 1791, essendo morto il primogenito conte abate Carlo Origo senza prole, feudo e titolo ritornarono alla R. Camera il 13 agosto dell'anno seguente. Non vi era annesso alcun reddito feudale.
Gli Origo avevano comperato fin dal 1657 nel comune di Barzanò il dazio del bolino e della macina, ossia del pane venale e del vino al minuto: A. S. M., Finanza, cart. 132.
Il dazio detto del bolino fu imposto dagli spagnoli nel 1626, e consisteva nel pagamento di un soldo per ogni boccale di vino venduto al minuto. Fu abolito nel 1777 con reale dispaccio, aggiungendo una tassa di esercizio agli osti. In Barzanò vi era allora una sola osteria ed un solo prestino.
Verso la metà del secolo XVIII i conti Origo risultavano i maggiori proprietari terrieri del comune di Barzanò. I loro fondi si stendevano da una parte sino al Baciolago, e dall'altra ad Oriano dove un Dionisio Origo vi eresse un beneficio per Messe presso la chiesuola di S. Gregorio.
L'ampio caseggiato di Torricella e gran parte dei beni della nobile casata, ridotta alla rovina dallo scialacquatore Paolo Origo, ultimo rampollo collaterale, nel 1846 passarono per acquisto al collegio delle zitelle della Immacolata di Como, ed il restante ad altri.
Gli Origo erano provenienti da Robbiate-Paderno d'Adda. Infatti da un istrumento rogato il primo dicembre 1434 dal notaio Agostino de Riboldis di Besana, figlio del quondam Luchino, si ha che "Dominus Johannes et Martinus fratres de Origo de Robiate filii quondam Domini Maphioli habitantes in loco Paderno, Plebis Brippii Ducatus Mediolani, et uterque eorum in solidum teneantur" a pagare una data somma a "Domino Johanni de Nava filio quondam Domini Symonis de loco Cogorè Plebis Uglonis Ducatus Mediolani."
L'atto fu rogato in Oggiono nella casa d'abitazione del notaio.
Fra i testimoni c'è un Isacchi figlio di Giovanni abitante "in castro de Isacchis vicinantie loci de Uglono".