(275) Quantunque sia sempre facile, a tanti anni di distanza e di
sconvolgimenti stradali moderni, riconoscere con sicurezza il tracciato
delle strade romane già da secoli scomparse, tuttavia è
certo che la Brianza nei secoli IV e V, allora molto boscosa e poco
abitata in confronto d'oggi, era lambita ai suoi margini estremi da
importanti vie romane che mettevano in comunicazione Milano, Como,
Bergamo.
A sud si snodava da Milano la grande strada militare, la quale, procedendo
verso la plaga di Gorgonzola, attraversava l'Adda a Pontirolo (Pons
Aureoli), per continuare verso Bergamo, Brescia, Verona, Aquileia.
Ad ovest un'altra, sia che corresse alla sinistra oppure alla destra
del torrente Seveso, da Milano giungeva alla località di Seveso,
e piegando per Barlassina, raggiungeva Como. Questa strada nel medioevo
era chiamata strada vetus, e fu anche percorsa da S. Pietro Martire,
quando da Como si incamminò verso Milano e fu ucciso da sicari
nei pressi di Barlassina il 6 aprile 1252.
A nord una terza strada attraversava l'alta Brianza; proveniente da
Bergamo passava sul ponte dell'Adda ad Olginate, e per Galbiate, Civate,
Incino, Tavernerio raggiungeva Como. Il Dozio aveva supposto il passaggio
dell'Adda a Brivio, ma indagini recenti ci provano che il ponte romano
sull'Adda sorgeva ad Olginate. Infatti nel medioevo chi da Como andava
a Bergamo passava per Incino d'Erba, Pusiano, Civate, Olginate, e
così anche dopo, come ad esempio il frate domenicano Serafino
Razzi, il quale nel 1572 seguì precisamente tale itinerario,
(ROTONDI, Fra Serafino Razzi e il suo viaggio in Lombardia, in: Arch.
Stor. Lomb., 1924, p. 210), e che doveva presso a poco corrispondere
all'antica strada romana: naturalmente, caduto il ponte in ruina,
si attraversava l'Adda con altri mezzi (barche, traghetti).
Non è fuor di luogo richiamare che le antiche strade (Mommsen,
op. cit., tavole topografiche; MAZZI, Le vie militari romane nel territorio
di Bergamo, Bergamo 1875; DE-GRASSI, Il ponte romano di Olginate e
la strada da Bergamo a Como, in Rivista archeologica Comense, Como
1946; DOZIO, Notizie di Brivio e sua pieve, Milano 1858; PASSERINI,
Storia di Milano, Fondazione Treccani, vol. I, p. 133 e sgg. Milano
1953), nonostante tutti i rivolgimenti politici e sociali, per le
imprescindibili quotidiane necessità di vita, continuarono
ad essere percorse dalle genti, e benché deperite, non subirono
nel medioevo sostanziali mutamenti, come imponeva d'altra parte la
stessa configurazione del terreno. (Si vedano gli Statuti delle strade
e delle acque dei contado di Milano fatti nel 1346, in Miscellanea
di Storia Italiana, t. VII, p. 307 e sgg.).
Oltre queste grandi vie ce ne saranno state evidentemente altre di
minore importanza. Dopo che Milano divenne sede imperiale e data la
sua posizione, dovevano irradiarsi e confluirvi altre strade: l'ameno
territorio briantino e il lago di Como esercitarono una grande attrattiva
sui milanesi. Perciò non è inverosimile il supporre
che da Milano una via segnata dalle denominazioni di Sesto e Ottavo
raggiungesse Monza, e di qui venisse a Desio, ricongiungendosi con
altra strada proveniente da Milano. Nelle vicinanze di Seregno (presso
Paina), mentre un tronco deviava per Mariano, Cantù, Como,
l'altro continuava per Giussano verso il Pian d'Erba. Da antichi scritti,
risulta che l'attuale strada campestre che scende dal cimitero di
Giussano (là dove anticamente sorgeva la chiesa di S. Stefano)
è chiamata strada Milano, e, passando tra la frazione di Birone
e quella di S. Giovanni in Baraggia, procedeva verso Seregno, Desio,
Milano.
Quelle strade che portavano oltre l'Adda, dovevano di necessità
convergere presso Olginate, Brivio, Pontirolo, ecc. quali punti obbligati
di passaggio.
Altrettanto ad Agliate confluivano le strade provenienti dal centro
della Brianza per il passaggio dei Lambro, per quindi da Carate scendere
verso Monza e Milano, o da Verano procedere verso Como, toccando probabilmente
Robbiano, Giussano, Mariano, Galliano (Cantù) (tutti nomi romani
o romanizzati).
Le località situate nei luoghi di transito, con ponti o traghetti
sull'Adda e sul Lambro, dovevano godere di una certa importanza, e
probabilmente centro dei rispettivi pagi. E questo potrebbe spiegarci
come in questi luoghi della Brianza, a differenza di altri, sia stato
più facile spargere il seme evangelico e il formarsi dei primi
nuclei cristiani, per divenire capi pieve allorquando queste sostituirono
il pago.
Di Incino (Erba) e di Galliano (Cantù) sappiamo che oltre essere
situati presso grandi strade romane, godevano in quei tempi di una
certa distinzione. GIAMBELLI, Il Liciniforum e gli Orumbovii, Milano
1897, p. 21 e sgg.; ANNONI, loc. cit.
Nell'antica basilica frammentaria di Agliate si conserva una colonna
miliare romana, che fu usata sotto Giuliano l'Apostata nel 361, e
27 anni dopo sotto Magno Massimo e Flavio Vittore.
Non si conosce con precisione la sua provenienza. C'è chi pensa
che segnasse il secondo miglio della strada Como-Milano, e qui trasportata
e reimpiegata come colonna nella chiesa.
Altri invece ritennero che indicasse il secondo miglio di un'altra
strada. Questa seconda ipotesi potrebbe avere del verosimile, qualora
si potesse provare che un'importante strada romana transitasse da
Agliate, e percorresse per il lungo la Brianza.
Il Passerini ha infatti pensato all'esistenza di quest'altra strada,
la quale da Milano, Desio, Carate, attraversato il ponte di Agliate,
proseguiva attraverso la Brianza per ricongiungersi alla Como-Bergamo.
Tuttavia nulla di certo si può dire. Secondo Cesare Cantù,
nella Grande Illustrazione del Lombardo-Veneto, vol. I, p. 570,
" questi segnali poneansi non solo sulle vie basiliche ma anche
sulle vicinali ".
Il milliarum romano si calcola di circa 1480 metri, ossia si componeva
di mille passi doppi.