Amici e collaboratori
		 
		
		"Scarpati fu un uomo di una dimensione culturale non comune, il 
		suo approfondire i tanti temi del sapere non era certamente di molti 
		artisti contemporanei. La conversazione con lui non si limitava al suo 
		lavoro d'artista bensì spaziava, senza limiti pregiudiziali, su 
		argomenti coinvolgenti molti campi della cultura in una passione, con un 
		calore che sprizzava humor napoletano mai abbandonato anche nei duri 
		momenti della vita. Era sempre piacevole incontrarlo e discutere con lui 
		di tante cose: dall'approfondimento letterario ai problemi teologici, 
		dagli interessi scolastici alle cose più modeste di ogni giorno, dalla 
		politica alle prospettive della cultura in genere. Il suo studio era 
		aperto a tutti e il piacere di approfondire ogni cosa lo rendeva 
		accattivante nel suo modo di proporsi all'interlocutore. La sua 
		conversazione era arguta mai scialba, piacevole anche quando i giudizi 
		non erano morbidi. Le sue frequentazioni erano pure di grande rilievo 
		per cui, per lui, non era difficile orientarsi nelle sue scelte 
		artistiche di tipo illustrativo ad alta qualità. Napoletano doc che si 
		era trasferito a Milano dopo i corsi accademici, compresa la scenografia 
		(si ricordi lo stupendo Presepe di un lontano Natale), si adattò a fare 
		un lavoro impiegatizio, non abbandonò mai la pittura che insegnò anche 
		privatamente fino a quando la guerra del '40 non lo costrinse allo 
		sfollamento in Birone prima e a Giussano poi.
		A Giussano maturò la sua scelta definitiva dedicandosi in modo esclusivo 
		alla pittura, non disdegnando di far crescere all'arte qualche giovane.
		Il professor Scarpati da allora si fece cittadino giussanese a tutti gli 
		effetti godendo dell'amicizia e della ammirazione della cittadinanza 
		anche rendendosi disponibile con l'amministrazione comunale sempre 
		aperta alla sua arte.
		Un artista Scarpati dal disegno facile, spontaneo nelle interpretazioni, 
		sicuro nel tratto, grande matita come pochi. Non trascurò mai qualsiasi 
		modo di esprimersi della pittura, dall'olio al mosaico alla vetrata: la 
		salute lo frenò nell'affresco per la impossibilità a calcare le 
		impalcature. Studiò e illustrò i grandi testi e offrì ai posteri cicli 
		indimenticabili quali la Divina Commedia, la vita di S. Francesco, il 
		teatro nei secoli, i Trionfi del Petrarca, i Promessi Sposi, i Vangeli, 
		la Colonna Infame e sempre nel rispetto assoluto degli autori e dei 
		testi.
		Ricordo la fatica interpretativa della Divina Commedia: lo vidi più 
		volte preoccupato man mano che proseguiva nel lavoro e che giunto al 
		Paradiso la luce che emanava dei testi lo rendeva sempre più disarmato 
		nel gioco della trasparenza, nella trascendenza degli episodi quasi in 
		dissolvenza pittorica: ne uscì un capolavoro purtroppo non disponibile 
		agli amanti del bello. La mia familiarità fino alla fine mi fu 
		sicuramente di arricchimento in tutti i sensi e la sua amicizia ebbe 
		modo di esprimersi, attraverso il Comune, beneficiando una popolazione 
		che lo seppe adottare con un meraviglioso senso di stima e di affetto."
		Erminio Barzaghi
		già Sindaco di Giussano
		 
		
		"Fra gli artisti conosciuti grazie al Premio di Pittura del 
		Circolo Culturale di Robbiano, ricordo con piacere la figura dello 
		scultore Caratese Santo Caslini, uno dei nomi importanti della scultura 
		italiana del Novecento. La sua è stata una vita dedicata all'arte. Dopo 
		aver studiato all'Istituto d'Arte di Monza ed essersi perfezionato 
		all'Accademia di Firenze, a partire dagli anni trenta iniziò la sua 
		lunga attività di scultore che conobbe numerosi riconoscimenti e 
		apprezzamenti: la partecipazione alla Biennale d'Arte di Venezia (1936), 
		alla Biennale d'Arte di Milano (1936) e alla Quadriennale d'Arte di 
		Roma. Apprezzato soprattutto per i cavalli e i nudi femminili, ha 
		lasciato impronte inconfondibili della sua abilità nei bassorilievi in 
		terracotta e negli altorilievi in bronzo. Come ha giustamente 
		sottolineato il critico Raffaele De Grada, Santo Caslini è stato un 
		artista che "ha optato più a comunicare emozioni plastiche figurali che 
		invenzioni formali fini a se stesso" e il giudizio del critico De Grada 
		rappresenta il miglior riconoscimento per una lunga vita al servizio 
		della scultura.
		Raggiungere il traguardo delle 25 edizioni, rappresenta certamente un 
		motivo di giustificato orgoglio per gli amici del Circolo Culturale di 
		Robbiano. Per questo ho accolto con piacere l'invito di unire anche la 
		mia voce a quanti, in questa circostanza, esprimono apprezzamento per 
		l'opera di questo sodalizio culturale e allora il pensiero ritorna 
		inevitabilmente alle numerose occasioni in cui mi capitò di far parte 
		della giuria che il compito, difficile seppur piacevole e stimolante, di 
		scegliere le opere da premiare. Anche da noi "profani" ci rendevamo ben 
		conto di trovarci in una certa soggezione rispetto agli esperti del 
		settore (pittori - scultori - critici d'arte), lo spirito di reciproca 
		stima e comprensione che sempre si creava, finiva per far aumentare le 
		inevitabili divergenze e consentire di ricercare tutti insieme, quanto 
		ci fosse di buono e apprezzabile, ovviamente tenendo conto delle 
		indicazioni di cui avevo la fortuna di essere più esperto. In tal modo 
		mi è capitato di conoscere, valutare, apprezzare un gran numero di 
		pittori che, al di là delle differenze rappresentate dalla abilità 
		pittorica e all'ispirazione artistica avevano il denominatore comune di 
		credere nel messaggio dell'opera d'arte, nella consapevolezza di avere 
		sempre qualche sensazione da trasmettere al pubblico. Con questa 
		lodevole iniziativa che si è ripetuta nel corso degli anni, gli amici di 
		Robbiano hanno sicuramente contribuito a tener vivo nella nostra terra 
		di Brianza, l'amore per la pittura e merito questo non trascurabile per 
		un amministratore comunale, hanno consentito di arricchire la casa 
		comunale con opere pittoriche al sicuro pregio. Con questi sentimenti, 
		rinnovo il mio apprezzamento per il lavoro sin qui svolto dal Circolo 
		Culturale di Robbiano, sicuro che la sua opera non si fermerà qui, anzi 
		con quel necessario rinnovamento che il passare degli anni richiede, 
		saprà mantenere vivo l'interesse per cui fruisce, soprattutto allorché, 
		come avviene nel caso della iniziativa di Robbiano, questa riesce a 
		tenersi lontana da quella mercificazione dell'arte, spesso così nociva."
		Giulio Cassina
		già Sindaco di Giussano
		 
		
		"Sono arrivato a presiedere la Scuola Media "Alberto da Giussano" 
		nell'anno scolastico 78-79 e il prof. Jemolo era già una "istituzione", 
		uno di quegli insegnanti che si radicano in un ambiente e lo 
		caratterizzano al punto che non è possibile immaginarli al di fuori di 
		esso. Ma per me, che venivo da altre esperienze, questa era solo 
		un'impressione tutta da verificare. Gli anni '80 mi hanno permesso di 
		approfondire la conoscenza dell'insegnante e anche dell'artista, che era 
		appunto Jemolo; ma vorrei dire, più sinteticamente e in maniera più 
		pregnante, dell'uomo. Infatti, accostata la pittura di Jemolo anche 
		grazie ad una personale allestita nel palazzo comunale, mi resi ben 
		conto che tra l'artista e l'insegnante correvano tratti profondi e 
		comuni: la pittura di Jemolo, lontana da ogni sperimentalismo, suggeriva 
		idee di rigore, di equilibrio, e, nei suoi valori plastici e nella sua 
		"solarità" tutta mediterranea, di amore alla vita, di fiducia nella 
		vita. E nella scuola Jemolo era proprio questo. In quegli anni la scuola 
		media sperimentava nuovi programmi, decretati nel 79 e tuttora in 
		vigore; in una fase come quella era anche facile pensare che tutto fosse 
		consentito, tutto sperimentabile, all'insegna magari della più 
		grossolana improvvisazione. Jemolo rifuggiva da tutto questo e nella 
		fedeltà alla tradizione, ai valori veri che in ogni tradizione sempre 
		vivono, trovava lo stimolo per andare avanti, per accogliere tutto il 
		positivo che un'innovazione ben meditata veniva a proporre ad ulteriore 
		dimostrazione del fatto che non c'era vera novità, novità che resista e 
		cresca, senza radici nel passato. Così Jemolo sapeva valorizzare al 
		massimo quelle che, magari con disprezzo, certamente con 
		sottovalutazione, si chiamavano "gite scolastiche" e, se la meta era 
		Firenze, erano i colleghi stessi che sollecitavano la sua presenza; e lo 
		stesso dicasi per il rigore e la passione con cui il professore guidava 
		i suoi alunni ad impadronirsi delle varie tecniche dell'espressione 
		artistica. Questi alunni ormai sono uomini fatti; di qualcuno si sa che 
		è rimasto legato al mondo dell'arte, e della pittura in particolare; per 
		tanti altri si spera che abbiano imparato a vivere e coltivare 
		l'emozione estetica, senza della quale l'uomo è un po' meno uomo."
		Ettore Ballabio
		già Preside della Scuola Media
		"Alberto da Giussano"
		 
		
		"Di Angelo Casati che per diversi anni ha collaborato con il 
		Circolo Culturale di Robbiano, fra i giurati del Premio di Pittura, 
		ricordo vivamente la sua severità compita, di chi prende con serietà il 
		proprio impegno e pretende dagli altri lo stesso sforzo.
		Severo e di poche parole, lo scultore preferiva lasciare al suo talento 
		e all'opera delle sue mani l'espressione dei suoi sentimenti.
		Autore di una scultura immediatamente riconoscibile, prediligeva la 
		pietra bianca di Vicenza e il bronzo. Alla ricerca di una perfezione di 
		esecuzione priva di virtuosismi e tesa alla comunicazione dell'emozione 
		e dell'ispirazione all'opera, aveva collezionato diverse esperienze 
		artistiche: dal disegno all'incisione convinto della necessità di 
		sperimentare e conoscere diversi linguaggi artistici per potersi 
		esprimere al meglio in quello che riteneva il più congeniale. Convinto 
		che l'atto creativo non termina con la sola progettazione, ma si nutre 
		anche della fatica fisica dello scultore e delle sue capacità manuali, 
		fino all'ultimo, Angelo Casati ha realizzato da solo le sue opere, anche 
		quelle più impegnative e monumentali, benché la salute e l'età glielo 
		sconsigliassero.
		Se n'è andato una notte d'estate, dopo una intera vita dedicata all'arte 
		e alla promozione culturale delle nuove generazioni. Fu 
		ininterrottamente per 30 anni insegnante a partire dal 1945, prima di 
		scuola media a Lurago d'Erba, poi presso il Liceo Artistico di Brera e 
		il Liceo Artistico "B. Luini" di Cantù. Scultore, pittore ed incisore, 
		ha esposto in oltre 180 mostre.
		Numerose sono le testimonianze della sua ispirazione e del suo talento, 
		per citare solo i complessi artistici più importanti: "il monumento a 
		Don Carlo Gnocchi" presso la "Rotonda di Inverigo", il "Monumento ai 
		Caduti di tutte le guerre" a Mariano Comense, "l'altare maggiore" della 
		prepositurale di Lurago d'Erba, inoltre la progettazione e la 
		realizzazione della cappella comunale del Cimitero di Lurago d'Erba. 
		Oltre alle sculture, in pietra di Vicenza o in bronzo, dal 1973, 
		realizza incisioni, xilografie, acqueforti, litografie e ceramiche."
		Alberto Ceppi
		 
		
		"Squilla il telefono: "Pronto? Sono Vincenzo. Ascolta Gianni: ti 
		telefono per chiederti se vuoi scrivere qualche cosa riguardo alla tua 
		collaborazione col Circolo Culturale di Robbiano in occasione dei premi 
		di pittura fatti fino ad ora." Momento di smarrimento. La prima cosa che 
		mi viene da chiedere è l'anno in cui ho iniziato, perché io francamente 
		non lo ricordo. Ed è qui che la memoria storica di Vincenzo mi mette 
		sulla strada giusta. Erano gli anni durante i quali facevo parte della 
		Commissione di Gestione della Biblioteca Civica di Giussano; 
		precisamente il 1972 (pensa: hinn passaa quasi trent'ann) e dopo di 
		allora ci siamo rivisti fino alla decima edizione, quella del 76, in 
		quanto poi il premio di pittura è stato sospeso fino all'84, anno 
		dell'undicesima edizione, seguita da altri tre anni di sospensione. 
		Finalmente nell'88 il premio riprende la cadenza annuale per arrivare 
		alla venticinquesima edizione nel 2001, (che la saria poeu quella de 
		quest'ann). Dopo un attimo di silenzio la voce all'altro capo del filo 
		telefonico riprende: "Allora, Gianni, ti ricordi tutto quello che ti ho 
		detto? Ti sei segnato le date?"
		Tutto a posto, ho davanti a me il foglio con gli appunti e guardandolo 
		non posso fare a meno di ricordare tutte quelle persone che di volta in 
		volta convocavamo per comporre la giuria, alcune purtroppo passate ad un 
		giuria extraterrena. Non posso fare a meno di ricordare le discussioni, 
		sempre corrette e spassionate, per dare il giudizio ad un quadro. E come 
		dimenticare quei simpatici e gustosi incontri conviviali post-giuria, 
		fatti alla cooperativa? Forse era quello il momento più aggregante della 
		serata. Questo susseguirsi di immagini, di ricordi e di sensazioni è 
		interrotto dalla voce di Vincenzo: "Allora, Gianni, pensi di scrivere 
		due righe?" E come no, hin giamò pront!"
		Gianni Barzaghi.
		
		
		
		Che leggesse regolarmente Avvenire  e fosse un abbonato di Aggiornamenti Sociali sono, forse, le cose che più m’impressionavano di Erminio Barzaghi; non le numerose ore, anche “piccole” dedicate ai problemi della città; non le “sfuriate” con uffici e interlocutori più diversi per risolvere un problema; e neppure la passione e competenza in ambito culturale e, soprattutto artistico. E’ qui, a mio avviso, il punto generativo di questa straordinaria personalità, leader indiscusso in molte situazioni, solidamente ancorato ai valori cristiani, mutuati dalla formazione lazzatiana: Lazzati, non era per lui solo un nome, ma un esempio di autentica e coerente incarnazione della fede cristiana.
Dalla giovanile esperienza di Azione Cattolica seguì l’impegno in ambito civico, per moltissimi anni quasi totalizzante.
Indubbiamente ebbe il carisma di uomo d’azione sostenuto da uno stupefacente impasto di cultura e valori, fedelmente e caparbiamente interpretati.
Durante l’esperienza amministrativa della legislatura 1985/1990 fu il “mio Sindaco”, mentre io, giovane assessore cercavo di fare del mio meglio con le deleghe alla cultura, pubblica istruzione e sport. Non ricordo una scelta del mio ambito di competenza che non avesse condiviso e contribuito a portare a termine. La città visse, in quegli anni, l’avvio di Residenza Amica, importanti realizzazioni in ambito sportivo e culturale, ed ebbe, grazie all’intuizione di Erminio Barzaghi, lo splendido dono delle vetrate capolavoro di Aligi Sassu.
Nacque allora, nella dimensione personale, un rapporto di stima ed un’amicizia protrattasi fino ad oggi. Ho avuto in Erminio Barzaghi un nobile ed alto esempio di considerazione dei valori civici, interprete esemplare di naturale declinazione nel pubblico di una cristallina eticità personale: poiché era quasi coetaneo di mio padre sentivo una ancor più autorevole esemplarità, quasi paterna, e traevo da lui una testimonianza diretta degli anni della ricostruzione del nostro paese nel dopoguerra e del fermento spirituale, nel popolo cattolico più sensibile, degli anni pre-conciliari e conciliari.
Quanto mi identificavo  nella sua grande considerazione del magistero di papa Montini, il papa amico degli artisti! E della forza dirompente del papa polacco…studioso, poeta e lavoratore!
Negli ultimi anni il “viandante” e camminatore, Erminio Barzaghi, è stato costretto a osservare le cose della vita dalla poltrona di casa: lo considerava una sorta di “contrappasso”, difficile da digerire, per un uomo abituato a “fare” più che a “stare”. Era venuto per lui il momento della memoria sempre tesa a percepire il compimento di un cammino, mai egoisticamente compiaciuta.
		Flavio Galbiati
Assessore alla Cultura del Comune di Giussano 1985/1990
Presidente del Circolo Culturale Don Rinaldo Beretta