Il neoespressionismo laico e religioso di Salvatore Jemolo

Salvatore Jemolo nacque a Comiso (Ragusa) il 10 marzo 1927 ed apprese le tecniche della pittura da un artigiano locale ma si trasferì a Firenze per studiare all'Istituto d'arte con Magistero e all'Accademia di Belle Arti.

Nella stessa cittadina, nel 1915, era nato Salvatore Fiume che, nel 1949 espose alla Biennale Internazionale di Venezia "Isola con statue", opera metafisica acquistata dal direttore del Museo d'arte Moderna di New York. Fiume, lo stesso anno, conoscendo le ottime qualità tecniche di Jemolo, lo volle come collaboratore per le grandi decorazioni del Giulio Cesare e del transatlantico Andrea Doria. Il ventiduenne Jemolo si stabilì in Brianza per realizzarsi come pittore, ma essendo uomo concreto, volle insegnare materie artistiche nelle Scuole Medie Statali briantee dal 1954 al 1968 e dal 1969 al 1991 nella Media Statale di Giussano.

S'innamorò della giovane maestra Stefania Proserpio che sposò nel 1957. Stabilitosi a Carugo ebbe i figli Stefano e Nunzia.

Uomo profondamente religioso e cattolico praticante, rifiutò ogni movimento d'avanguardia che rinnegava il creato visivo e soprattutto l'uomo plasmato ad immagine di Dio! Ebbe come maestri ideali Delacroix, Courbet, Millet e Goya per l'amore alla realtà, evitando ogni inutile epigonismo. Scelse a modello il pensiero di Leonardo: "Se sarai solo, sarai tutto tuo". Rifiutò ogni associazione, ogni competizione collettiva ed allestì numerose mostre personali in Italia, collezionando molti articoli lusinghieri, da Raffaele De Grada (Rai - Le arti), Dino Buzzati, Ugo Nebbia, Leonardo Borghese, Mario Radice, Claudio Scarpati, Fulvio Provasi e altri.

Si costruì uno stile neoespressionista personale e profondamente umano analizzato nella pluralità dei sentimenti con una mimica gestuale elequente quanto la parola , narrando con gruppi di più persone la vita quotidiana dei contadini siciliani nella molteplicità dei movimenti. Il ricordo della sua Sicilia, a distanza di anni, è vivo, appassionato, nel raccontare la raccolta delle olive, la mietitura del grano, i paesi con la piazza come l'agorà dell'antica Magna Grecia che per arte, cultura, atletica, scienza ha dato alla Sicilia i più alti esempi. Nella piazza coronata dal paese, i giovani si incontrano, conversano, gesticolano in piedi; i vecchi, curvi, si raggruppano seduti, parlano del passato per non pensare alla fine della vita...Al tramonto, un contadino di spalle, in groppa all'asino rincasa: è l'animale più paziente e collaboratore fedele del contadino; all'operazione dell'asino Jemolo dedicò uno dei dipinti più dinamici e riusciti, possente nella soluzione del disegno e dei volumi in un forte contrasto d'ombre e luci.

Un giovane con la valigia di cartone è il simbolo di milioni di persone che dalla fine dell'ottocento hanno affrontato il cammino della speranza verso il nord ed il mondo.

Il bel ritratto di una bimba e gli autoritratti esprimono le varie età della vita, il passare del tempo con le tracce che lascia, l'introspezione psicologica dall'autoritratto giovanile che lo raffigura in piedi davanti al cavalletto, risolto a rapide pennellate, a quello più maturo a mezza figura, con cappello, analizzato più profondamente e disegnato con rigore esprime una profonda malinconia.

Nella figura del possente toro nell'arena e nelle maschere del carnevale si scopre un esile richiamo a Goya, annullato dalla particolare composizione e dalle stesure cromatiche a vari strati sottili fino a formare uno spessore tattile.

Nelle nature morte, con la stessa potenza volumetrica e la tessitura cromatica si avverte la freschezza della frutta e la presenza dell'uomo che l'ha raccolta e posta sul tavolo. Nei girasoli e nelle rose nel vaso il pittore ha voluto esprimere la vitalità e lo splendore cromatico.

La fuga dall'espressionismo la troviamo nella fantasia simbolista dell'enorme pesce osservato da gruppi di piccoli uomini, nel paese sviluppato verticalmente; nelle persone che in una galleria osservano un dipinto surreale; nel pannello in cui oppone al mondo contadino le ricerche tecnologiche e le conquiste spaziali; nel dipinto "Dalla nascita alla croce", una tra le opere più originali dell'artista.

Il suo profondo cattolicesimo è espresso nel pannello a pastelli policromi in cui ha raggruppato in un fraterno incontro, tutte le razze.

I temi religiosi sono narrati con le stesse qualità pittoriche dei laici, ma arricchiti da una profonda spiritualità e possiedono un valore didattico d'antica tradizione. Gli episodi più importanti della vita di San Francesco d'Assisi sono espressi con una magistrale tecnica a sbalzo, nel polittico a basso rilievo su lamina di rame; la vita di Cristo è narrata anche con la tecnica della pirografia in cui il segno a punti e tratti attenua le volumetrie.

Tra le opere più interessanti, il trittico a olio con la Natività, la Crocifissione e la Resurrezione. La vita di Cristo appassionò il pittore tanto da spingerlo a realizzare numerose repliche, con variazioni compositive nelle quali ha mantenuto un notevole spessore cromatico e creativo. Alcune scene sacre sono affollate, come piacevano al Tintoretto, ma dissimili per lo stile ed il cromatismo. Due sono le versioni esposte della Fuga in Egitto, una con la Vergine col Bambino in groppa all'asino e san Giuseppe a piedi, l'altra, più complessa, nella grande barca in un poetico e drammatico notturno, mentre la Sacra Famiglia attraversa il mare che separa la Palestina dall'Egitto. Uno dei dipinti più originali è la Natività col pastore, bocconi, sul tetto della capanna, il pifferaio, la donna orante e l'uomo, in un notturno poetico e intenso con blu profondi, la gialla cometa e l'abbagliante luce che proviene dall'invisibile Gesù Bambino, simbolo della luce della vita.

All'amata Brianza che gli ha dato una vita agiata, l'amore, una bella famiglia, il successo con collezionisti brianzoli, con scritti critici positivi e mostre in spazi pubblici e privati, Jemolo dedicò numerosi paesaggi. In essi espresse, con le medesime qualità pittoriche delle restanti sue opere, il suo amore, esaltandone le bellezze poetiche.

Altrettanto importante fu l'attività di disegnatore ed illustratore del pittore siciliano, brianzolo d'adozione. Nell'ambita solitudine del suo ampio studio di Carugo, in via Enrico Toti, produsse puntasecche, incisioni all'acquaforte, numerose opere con il suo torchio ottocentesco a stella, xilografie, pubblicate in più circostanze sull'importante rivista Archivio, stampata a Mantova dal Sartori. Jemolo realizzò illustrazioni per la Domenica del Corriere e, per le case editrici Garzanti e Mondadori, illustrò l'Iliade e l'Odissea di Omero ed i famosi poemi indiani, Ramàyana e Marabàrata, dimostrando indubbia capacità di tradurre i versi in immagini.

Sperimentò con successo anche la ceramica ed il graffito.

La sua vita terrena si concluse il primo novembre del 2007 ma resterà vivo nelle sue opere ed in quanti lo conobbero e lo stimarono, come testimoniato dall'antologica di Carugo e dalla ricca e completa retrospettiva della città di Giussano promossa dall'ottimo Circolo Culturale don Beretta presieduto dal prof. Flavio Galbiati. Questa retrospettiva è stata accolta e sostenuta dall'Amministrazione Comunale di Giussano col Sindaco Gianpaolo Riva e l'Assessore alla Cultura Marco Citterio. Il Comune, la Regione Lombardia e la Provincia di Monza e Brianza l'hanno patrocinata.

A tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione della retrospettiva ed agli sponsor vada il plauso mio e della famiglia Jemolo.

Pasqualino Colacitti
Critico d'arte