Un enigma che fa meditare

La fatica concilia il sonno e il sonno si coniuga con i sogni... Ne ebbi conferma in quella ormai lontana giovinezza...

Ripercorro per sensazioni quel sogno. Ricordo un viottolo che conduceva in contrada "Canicarao" - l'avevo attraversato infinite volte, sin dall'infanzia.

Questa volta però durante il cammino percepivo sensazioni nuove, diverse.... ai miei occhi apparivano inconsuete persino le comuni impronte degli zoccoli e delle ruote ferrate sul terreno ancora fangoso.

Là, dove le fronde degli ulivi e dei carrubi lasciavano filtrare più luce, sulla sinistra di un muro a secco, proprio al bivio, fui attratto dalla cappelletta ove, nella sua nicchia, era raffigurato un Cristo Redento -uno di quei dipinti convenzionali, di mano artigiana, che comunemente è dato di incontrare lungo le tante contrade di campagna e che tanto alimentano e confortano la fede popolare.

La osservai... e mi parve di guardarla con occhi nuovi... forse per quel prugno cresciuto spontaneo sul fianco, che con le sue fronde interrompeva la simmetria del timpano, oppure per la tinta rosa a calce della struttura che ricorda vagamente le facciate delle case di Burano.

Non saprei... sta di fatto che un impulso mi spinse a mettere giù dalle spalle il mio "campagnolo" (cavalletto snodato) per apprestarmi a "ricopiare" quella edicola.

Tracciai i contorni, aggiunsi le prime ombre sulla tela e iniziai a cimentarmi nel riprendere la cosa che più suscitava il mio interesse: la figura circoscritta nella nicchia, che pareva librata nell'azzurro.

Non saprei precisare quante ore trascorsi in quella posizione, di certo le mie ginocchia cominciavano ad accusare stanchezza... Ebbi l'impressione che qualche passante mi si accostasse, qualche donna chiusa in un riservato scialle nero... Ma non mancarono nemmeno i contadini che ora ritornavano al paese, spinti magari più dal sospetto che dalla curiosità... Uno di questi scese addirittura dal carretto, e con le briglie in mano me lo sentii per alcuni istanti dietro il collo, poi... scrollando visibilmente il capo, senza proferire parola, si allontanò col suo mulo...

Un altro ancora, che s'accompagnava ad un cane festoso quanto frenetico, e che a suo dire conosceva mio padre, mi scongiurò di desistere da quel lavoro... "è un rischio... credimi... è per il tuo bene... che te lo dico...!". lo, sempre intento alla mia impresa, non afferrai il senso, cioè non compresi se la sua "apprensione" si riferisse all'opera che stavo eseguendo, oppure alla prospettiva che mio padre avesse un figlio così male avviato.

Incurante e tutto preso in quel cimento ora insistevo sul volto un po'' bonario del Cristo che, col braccio sollevato nell'atto di benedire, sembrava ammonire i passanti...

Ma la concentrazione e lo sforzo mi facevano uno strano effetto, man mano che sulla tela si formava l'immagine e le forme prendevano verosimiglianza, ai miei occhi il Gesù della nicchia perdeva i suoi contorni... appariva sempre più impalpabile - evanescente...

Ora, l'intonaco su cui era dipinta la figura sembrava assorbire il colore, più aguzzavo la vista nell'intento di penetrare le sembianze, e più queste sembravano sfaldarsi e allontanarsi da me. Una sensazione che le parole non possono dire...

Una mistura informe colorata appariva ora, disgregandosi in una poltiglia che si decomponeva...

Perduto ogni riferimento col "modello" e avvedutomi che il Gesù -come per magia - appariva ora rimpicciolito, ma per intero, sulla mia tela, mi prese lo sgomento - la paura - perchè quanto ora si manifestava non era di sicuro opera mia!

A questo punto sentii come una mano che mi prendeva lo stomaco e me lo rovesciava come un guanto... Uno smarrimento inesprimibile.

E ne ebbi la riprova allorchè quanti nel frattempo si erano soffermati a curiosare ebbero un moto violento, un risentimento collettivo improperi e minacce a pugni chiusi si sollevarono da ogni parte - e una voce fra le tante, assai dolorosa, urlò:

"E ora cà ti lu pigliasti lu Gesù Cristo, annuiautri puvirieddi 'ncipinzasti...!"

("Ora che ti sei preso il Gesù Cristo, a noi altri poveracci non hai pensato...!")

Di soprassalto mi svegliai, confuso disorientato, con lo stupore della resurrezione negli occhi e quasi un rimorso nel cuore.

Salvatore Jemolo