27 Novembre - 11 Dicembre 2011 @ Villa Mazenta - Giussano (MB)


Magnan

Altra figura scomparsa è il magnan, calderaio; infatti nessuno usa ancora per cucinare le pentole di rame che richiedevano periodicamente la stagnatura; per questo il calderaio, introducendosi nelle abitazioni, aveva modo di corteggiare le clienti.
Il magnano impiantava il suo armamentario ambulante (lima, martello, forgia, mantice) era quasi sempre un montanaro dell'Ossolano; bruno di carnagione, nera la capigliatura, abito di fustagno, ampia giacca ed ampi pantaloni stretti alla caviglia, cappellaccio in testa: questa era la sua divisa. Da qui il detto: "Tenc come on magnan", nero come un calderaio, essere tanto sporco da sembrare nero.
Per sottolineare la povertà del suo mestiere lo stagnino gridava: "Magnanoo! Magna-nò! .... che non mangia."
Eppure questo montanaro sceso dai monti per esercitare il suo mestiere era sempre stato ritenuto persona scaltra. Infatti: "Falla de magnan". Farla da magnano, da furbo. Ed anche: "Quell l'è magnan"! È un furbo da tre cotte.
Abile nel suo mestiere tanto che ancor oggi si dice: "Giustalla nanca el magnan".
Non poterla aggiustare neppure il magnano, si dice di cosa irreparabile.
"Giò che l'è chi '1 magnan,
giò che l'è chi '1 magnan,
che conscia, che pesta fin doman,
Se- gh'avii quei coss de rott
mi ve 'l giusti per nagott,
giù che l'è chi '1 magnan...".

Magnan

Opera di Capellini Silvano