Pajsan
Il contadino è una figura centrale per la società
brianzola della prima metà del novecento sostanzialmente fondata sulla
coltivazione della terra. Animali d’allevamento fornivano la carne
necessaria al sostentamento, latte, burro, uova e salumi che, con
l’aggiunta di verdure, ortaggi e farina, costituivano la dieta delle
famiglie contadine. Se l’annata era buona e non vi erano accidenti
particolari, era garantita una vita dignitosa; la sciagura era
costituita da eventuali danni al raccolto dovuti al maltempo o dalla
morte del bestiame.
Numerosissimi sono i proverbi in dialetto sul lavoro nei campi, ne
elenchiamo solo alcuni:
A camp tempestaa no var benedizion - Quando viene la grandine sul campo
non vale la benedizione.
Acqua de fevree, l’empis el granee - L’acqua di febbraio riempie il
granaio.
A san Barnabà, segra e mej in terra va - Nei primi undici giorni di
giugno si mietono la segale e il miglio.
A san Peder se catta i scires - A san Pietro si raccogono le ciliegie.
Dì melon ghe n’è poch de bon - Di meloni ve ne sono pochi di buoni.
El ris l nass in l’acqua e el moeur in del vin - Il riso nasce
nell’acqua e muore nel vino.
El succ l’èpesg de la tempesta - La siccità è peggio della grandine.
On poo d’ortin l’è un gran vantage - Un po’ di orto costituisce un
grande vantaggio.
Per vangà e zappà no besogna digiunà - Per vangare e zappare non bisogna
digiunare.
Boeu, cavaj e porch deven vess grass de corp - Buoi, cavalli e maiali
devono essere grassi.
Opera di Turle Sergio
Opera di Floria Pietro